L’Europa è il leader mondiale della produzione del vino, in parte grazie alla Francia, alla Spagna e all’Italia. Gli USA salgono al 4° posto, raggruppando l’11% delle quote di mercato. Per quanto riguarda l’America del sud, la produzione dell’Argentina e del Cile è aumentata in questi ultimi anni, mentre è stagnante quella del Cile. Il mercato si sviluppa e apre la sua produzione a dei nuovi tipi di vino, come il vino bio. Infatti, la produzione aumenta dappertutto intorno al globo, ma sono ancora una volta la Spagna, la Francia e l’Italia che occupano i primi posti. Per esempio la Francia possiede 100 000 ettari di vigneti certificati e di più in più nuove aziende vinicole si interessano a questo nuovo vino, com’è per esempio , come è ad esempio il caso di Château Beaubois nella regione di Bordeaux.Come avrete capito, l’Europa domina il mercato del vino. Vi suggeriamo quindi di fare uno zoom sul mercato del vino e sull’Italia, per scoprire i segreti del suo successo.

Il paese consuma molto vino?

Non per niente il vino italiano è rinomato in tutto il mondo. L’Italia, infatti, è uno dei maggiori produttori di vino ma anche dei maggiori consumatori. Si stima che in un anno vengano degustati circa 47 litri di vino per abitante. Allo stesso modo, il Paese scivola al terzo posto nella classifica del mercato mondiale del vino, con un consumo pari a oltre 2,45 miliardi di litri nel 2020.

L’Italia produce molto vino?             

L’Italia è il più grande produttore mondiale di vino, con oltre 4,9 miliardi di litri prodotti ogni anno, che rappresentano circa il 18,3% della produzione mondiale.

Anche in termini di export l’Italia è molto sviluppata. Il paese è ora il secondo esportatore mondiale in volume in Spagna e il secondo in valore.

Per quanto riguarda la superficie del suo vigneto, l’Italia ottiene il quarto posto con un vigneto che rappresenta 720.000 ettari.

Chi sono i consumatori di vino italiani?     

Il mercato del vino in Italia è significativo anche perché le sue abitudini di consumo degli italiani sono simili a quelle dei francesi. Il profilo tipico del consumatore italiano è quello cittadino situato nel nord del Paese. Naturalmente anche le donne amano il vino e il consumo complessivo si estende a tutto il Paese. Oggi il consumo di vino si fa sempre più esigente, dove entrano in gioco la guerra della comunicazione e la cura del design.

Sul lato più giovane, la cultura del vino è meno sviluppata perché consumano più birra. Il 69% degli italiani over 65, infatti, beve vino ogni giorno. Tra i giovani tra i 16 ei 35 anni, solo il 20% dichiara di consumare vino tutti i giorni. Il motivo di questa diminuzione è legato all’evoluzione delle mentalità tra le nuove generazioni. Ad esempio, i pasti in famiglia non sono più così sistematici e durano meno di prima, il prezzo del vino aumenta e le persone sono più consapevoli dei rischi per la propria salute.

Il significato e il valore culturale del vino        

Il vino è cultura quando viene prodotto, ma è cultura anche quando viene consumato, perché non si sceglie mai un vino solo in base a criteri pratici o nutrizionali, lo si sceglie anche secondo un universo di usi, costumi e simboli, che ci inducono a riflettere sulla sua provenienza, sulla sua essenza e sulle emozioni che ci regala.

Del resto per gli italiani, e in generale per tutti gli abitanti d’Europa, il vino non è mai stato esclusivamente una delle variabili del computo calorico quotidiano, così come non è mai stato semplicemente una merce. Ha sempre rappresentato una parte integrante della nostra cultura e identità, testimone e strumento dell’avanzata della civiltà.

Nei tralci della vite, nei processi di produzione e trasformazione del vino è dunque possibile leggere tutta la storia delle genti dell’Italia, e in generale del Mediterraneo, delle loro economie e strutture sociali, dei loro saperi e poteri, delle loro ideologie e simbologie. Il vino ci parla della cultura e degli uomini che l’hanno prodotto, dei loro valori etici ed estetici, delle loro cosmogonie, per questo rientra a pieno titolo, al pari di lingua o arte, nella definizione di patrimonio culturale inteso come testimonianza, materiale o immateriale, avente valore di civiltà.

Riconoscere giuridicamente la componente culturale del vino italiano diviene così un passaggio fondamentale, non solo per aggiungere un ulteriore e importante tassello per quanto riguarda protezione e garanzia di origine, competenze e qualità, tutelando ancor più produttori e consumatori, ma per conquistarsi e garantirsi un posto in un mondo sempre più globalizzato in cui fare vino di qualità è ormai alla portata di molti. Un mondo dove si beve vino non più per dissetarsi, ma per il piacere e per le emozioni che esso regala, cioè per la cultura e la storia che si celano dietro di esso, perché ”i veri intenditori – diceva Salvador Dalì – non bevono vino: degustano segreti”.