Quale conversazione poteva aver luogo in una vigna all’inizio del secolo scorso? A quei tempi, il viticoltore poteva contare solo sulla forza dell’animale per muovere i suoi aratri. Il rapporto tra uomo e cavallo era, per così dire, sacro. Oggi un enologo ha a sua disposizione un intero arsenale di macchine. Dall’inizio alla fine del processo di viticoltura c’è una macchina per fare il lavoro. La parola d’ordine è produttività, minori costi, maggiori rese. E tra la spogliatrice, i trattori e la vendemmiatrice, sono tante le macchine a susseguirsi nei filari: è nato il rapporto del cavallo in vigna!

Tuttavia, vediamo una tendenza molto recente a tornare a metodi più ancestrali; e in particolare il ritorno degli animali in vigna. Ma quali sono i vantaggi finali?

 

Trazione animale in vigna: perché?

 

Cerchiamo di essere prima pragmatici: usare un cavallo invece di un trattore è più economico. Da un lato, un cavallo costa in media da 15 a 20 volte meno di una macchina da acquistare. E l’attrezzatura che lo accompagna non è certo più costosa. L’imbracatura è un acquisto a vita, che di solito dura più a lungo della vita lavorativa di una bestia. Infine, c’è ancora un rischio relativamente basso che un cavallo si rompa, o anche che abbia costi di manutenzione, dato che un prato e un po’ di fieno in genere svolgono perfettamente il lavoro.
Ciò che notiamo abbastanza rapidamente è soprattutto l’effetto psicologico che il cavallo ha sui lavoratori che lo circondano. È una presenza rasserenante, che calma gli uomini e li fa parlare. In questo senso l’animale permette all’uomo di avvicinarsi alla terra e rende il lavoro più sano.
La terra, inoltre, è benedetta anche per essere calpestata non da pneumatici ma da zoccoli. Perché se un trattore da 10 tonnellate può compattare la terra sotto le ruote in modo abbastanza violento, non è così per un cavallo. Lascia infatti un terreno arioso e una struttura del suolo adeguata alla salute della vite. Perché con una struttura ventilata, il deflusso della pioggia in eccesso è limitato. La vita biologica e chimica del suolo viene riattivata; il terreno può esprimere tutto il suo potenziale agronomico.

Con questa valanga di buoni motivi, viene da chiedersi perché non tutte le vigne hanno già una mandria di cavalli in vigna?

È facile spostare un cavallo attraverso il vigneto?

 

Nel giro di due generazioni, l’abilità della gestione degli animali si è persa in maniera massiccia nei nostri vigneti. Credici o no; far avanzare un cavallo tra i filari per un giorno intero non è facile. Ci sono gesti, atteggiamenti e tutto un saper fare che va appreso e lavorato quotidianamente. Non si inventa “sul lavoro”.
Pertanto, accogliere un cavallo nella tenuta richiede degli aggiustamenti. O assumi un professionista che si occupi di guidare lui stesso l’animale; oppure allenati direttamente. In ogni caso, non è una scelta che si fa a cuor leggero. Passare alla trazione animale è un impegno che va oltre la semplice rinuncia al trattore. È un approccio che spesso accompagna il passaggio della vigna al biologico o al biodinamico. Questo genera costi, finanziari ovviamente, ma soprattutto temporali.

Prendere un cavallo al posto di un trattore è più economico?

 

Tutto sommato, è un modello praticabile? Possiamo davvero abbandonare i trattori e passare ai cavalli mantenendo qualità e resa? La risposta è più complessa della domanda. È ovvio che è necessario un periodo di adattamento. Tuttavia, spesso troviamo una maggiore qualità dopo un certo periodo di utilizzo. I guadagni in termini di qualità e ambiente fanno presto dimenticare che le prestazioni sono inferiori o che seguire il cavallo nel fango non è sempre piacevole! Infine, per citarne alcuni, possiamo evidenziare i grandi vigneti che sono riusciti in questo passaggio alla perfezione; come i vigneti della Coulée de Serrant, dello Château Larrivet Haut Brion o dello Château de Tracy.